SERVENTI DI BALISTA
L’esercito romano, similmente a quanto avviene ancora oggi nelle forze armate moderne, era caratterizzato da una struttura articolata e complessa che si basava, oltre che sulla suddivisione in grandi unità (le legioni, le alae di cavalleria, ecc.) anche sulla presenza di diverse specializzazioni, a ciascuna delle quali era assegnato un compito particolare. Esisteva quindi la fanteria legionaria, di gran lunga la più importante componente del sistema militare romano, la cavalleria, le diverse specializzazioni di Auxilia (ad esempio gli arcieri) e altre truppe di supporto.
Quest’ultime, spesso scarsamente considerate perchè, a causa del loro ruolo, avevano meno occasioni per mettersi in luce, svolgevano in realtà compiti essenziali per assicurare il buon funzionamento della complessa macchina militare romana. Si pensi ad esempio al sevizio sanitario, perfettamente organizzato grazie alla presenza, al seguito di ciascuna unità combattente, di un medico e dei suoi collaboratori, coadiuvati da personale specializzato addetto allo sgombero dei feriti dal campo di battaglia. Di fatto, l’esercito romano fu il solo dell’antichità a disporre di un servizio del genere, almeno fino al sorgere dell’età moderna.
Ma la sanità militare non fu l’unico ambito specializzato che i Romani crearono per rendere più efficiente il complesso militare. Ben conosciuta è la capacità romana di costruire strade, ponti e vie di comunicazione. Questa attività aveva anche una fortissima valenza militare e rendeva possibile la conduzione di campagne in territori distanti, spostando laddove necessario ingenti quantitativi di truppe. Molto spesso i bassorilievi di epoca romana ci mostrano legionari e ausiliari al lavoro, con picconi, martello e pale, intenti a costruire strade, ponti, fortificazioni, ecc. Nell’esercito romano, questi compiti erano appannaggio delle normali truppe e non era previsto alcun corpo specializzato. Vi era però la fondamentale presenza di ingegneri militari, che sovrintendevano ai lavori e ne dirigevano l’esecuzione.
Gli ingegneri militari romani.
La figura dell’ingegnere militare, che rimase protagonista nella storia degli eserciti sino al XVII secolo circa, era ben conosciuta nell’età antica e trovò presso i Romani la sua consacrazione. Si trattava di personale dotato di un’elevatissima specializzazione e di conoscenze tecniche di alto livello, conseguite in scuole dedicate.
Nel sistema militare romano, gli ingegneri occupavano una posizione di grande prestigio e rilievo. Le loro responsabilità trovano applicazione in diversi campi e in molte circostanze la loro autorità poteva superare quella del comandante. L’ingegnere militare diveniva indispensabile durante gli assedi, sia nel caso in cui fossero i Romani a dover attaccare un luogo fortificato sia nel caso opposto, che vedeva le forze romane in difesa. Inoltre, erano gli ingegneri a sovrintendere alla costruzione del limes e di tutte le strutture connesse, di carattere sia militare sia logistico, come gli acquedotti, le strade, i sistemi di depositi e magazzini, ecc.
Un’altra area sotto la diretta responsabilità degli ingegneri era quella relativa alle macchine da guerra, come le artiglieri o i diversi tipi di macchine di assedio. Per avere un’idea della preparazione di queste figure, basti pensare che il più celebre autore romano di architettura, Marco Vitruvio Pollione, era in realtà un ingegnere militare e, per la precisione uno specialista responsabile tecnico delle artiglierie. Il decimo libro del De Architectura di Vitruvio , composto verso la fine del I secolo a. C., è proprio dedicato alle macchine da guerra e fornisce le formule matematiche per la costruzione di baliste. La balista era una sorta di catapulta che sfruttava la forza generata dalla torsione di due molle verticali per scagliare a grande distanza e con notevole energia un proiettile d forma sferica oppure un grosso dardo. Queste macchine, di cui esistevano molti tipi e varianti, potevano essere impiegate in occasione degli assedi oppure come sistemi difensivi di fortificazioni e piazzeforti.
Macchine da guerra campali.
Tuttavia, e questa è una delle maggiori innovazioni del sistema militare romano rispetto a quanto accadeva presso altri eserciti dell’età antica, le baliste erano impiegate anche sul campo di battaglia. In età giulio-claudia e anche oltre, ciascuna legione aveva. Al suo interno, un complemento di macchine da guerra, servita da personale specializzato che comprendeva costruttori, serventi e figurae tecniche incaricate del loro impiego e dalla necessaria manutenzione. Il numero di baliste e di macchine da guerra in dotazione a ciascuna legione non è noto per tutte le epoche. Sappiamo però, sulla base di quanto riportato da Flavio Vegezio Renato in un trattato della tarda antichità, che ciascuna legione possedeva, probabilmente nel II – III secolo d.C., una carrobalista per centuria e un onagro per coorte, per un totale di 65 macchine (10 onagri e 55 carrobaliste). Il ruolo che tali macchine svolgevano in battaglia poteva variare. In generale, si può dire che grazie alle piccole dimensioni e alla trasportabilità su carri ruotati, le baliste in dotazione alle legioni fossero in grado di appoggiare con la propria azone quella della legione chi appartenevano, seguendone i movimenti e intervenendo nei luoghi richiesti dall’evolversi della battaglia.