Togato
Togato

L’ABBIGLIAMENTO ROMANO 

 

   I  Romani attribuivano un fortissimo valore simbolico all’abito, che indicava rango, età e status di chi lo indossava. Dalle opere di scrittori come Livio, Plinio e Svetonio possiamo avere dettagliate descrizioni di fogge, metodi di tessitura e significato sociale di ogni tipo di abito. L’abbigliamento dei  Romani fu fortemente influenzato da quello dei Greci che era composto da due capi fondamentali: la tunica e il mantello.“Indumenta” i Romani chiamavano le vesti che infilavano dalla testa mentre “amictus” era ciò che veniva avvolto intorno al corpo.Le prime testimonianze scritte sull’abbigliamento risalgono circa alla prima metà  del  Periodo Repubblicano (510-31 a.C.) caratterizzato dall’austerità e dalla sobrietà a cui seguirà il Periodo Imperiale (31 a.C. – 330 d.C.) associato all’ostentazione ed alla decadenza.


LA TOGA 

La veste classica  dei cittadini di rango era la toga. Stretta e corta ai tempi della Repubblica, più ampia e drappeggiata in età imperiale; in tessuto di lana rigorosamente bianco in origine, in stoffa di lino più morbida in età imperiale. La “toga fusa” (toga ampia), che sostituì la “toga rescricta” dell’ età repubblicana era tagliata a forma di mezzaluna e doveva essere larga quanto l’altezza della persona e lunga circa tre volte detta altezza. Il modo di indossare la toga, descritto meticolosamente da Quintiliano, era assai complesso. Solitamente il “vestiplicus”, lo schiavo addetto all’abbigliamento del padrone, aiutava a disporre sapientemente le pieghe per creare l’ampio “sinus”, che dal braccio sinistro scendeva sino ai piedi, ed un secondo “sinus”  detto “balteus”, che dalla spalla scendeva fino ad oltre il ginocchio. Dal punto vita, inoltre, fuoriusciva un lembo che,opportunamente acconciato, formava un nodo di pieghe.La”toga praetexa”, bordata da una fascia di porpora,era l’abito riservato ai dittatori, sommi magistrati, consoli, pretori e ad alcuni sacerdoti. La indossavano anche i fanciulli fino all’età di 17 anni, quando, in una solenne cerimonia che significava l’avvento della  maturità,  iniziavano a vestire la toga bianca e senza ornamenti.La “toga picta o palmata”, non più rigorosamente bianca ma di vari colori,ornata di ricami in oro a forma di palma fu indossata dai consoli che celebravano un trionfo oppure durante la celebrazione  dei ludi circensi,La “toga candida” era indossata, come suggerisce il suo nome, dai candidati alle cariche pubbliche (il tessuto di lana veniva candeggiato affinché perdesse il giallo naturale). La “toga pulla” era nera, marrone scuro o grigia. In genere era adottata dalle persone in lutto.Tuttavia la toga, sia per la complessità del rito della vestizione, sia per la scarsa praticità nell’indossarla, decadde dall’uso quotidiano,pur rimanendo l’abito tradizionale degli uomini liberi di un certo rango.(Civis togatus in contrapposizione al Tunicatus populus).


LA TUNICA

Indumento più comune e più pratico, indossato come unica veste dal popolo e solo come sottoveste della toga dagli uomini di rango, era la tunica. Essa era composta da due rettangoli di stoffa di lana o di lino cuciti assieme e con un foro per la testa, la tunica veniva trattenuta in vita da una cintura che ne calibrava la lunghezza. In origine non aveva vere e proprie maniche, ma le braccia erano ugualmente coperte dalla ricchezza della stoffa che scendeva in pieghe sulle spalle.Il “latus clavus”,larga banda di porpora posta sul davanti della tunica in senso verticale, costituiva il decoro riservato ai senatori, mentre “l’angustus clavus”,doppia fascia, ugualmente purpurea, ma di minor spessore, era distintiva dell’ordine equestre.Verso il terzo secolo venne di moda indossare tuniche talari riccamente ornate, lunghe fino ai talloni, e con ampie maniche, portate senza cintura: potevano essere in lana, in lino o anche in seta: la più ricca era la”delmatica”.Sotto la tunica gli uomini indossavano   delle braghe, formate da un’unica striscia di stoffa

passata tra le gambe e poi fermata sui fianchi, detta “subligaculum” o anche “campestre” con la quale gli sportivi si esercitavano anche nei giochi nel Campo Marzio e nelle terme. 

 


MANTELLI

Durante le stagioni fredde i Romani usavano sovrapporre varie tuniche e riparasi con diversi tipi di mantello: il più noto è la “lacerna”, un corto mantello di lana fermato sotto il mento o su una spalla da una fibbia e completato alle volte da un cappuccio.In alternativa si poteva usare la “paenula”, più pratica perché priva di fermagli e formata da un taglio di lana di forma circolare, lungo fino alle ginocchia, fornito di un foro al centro attraverso cui far passare la testa.Un mantello povero, ma ampio e pesante, portato soprattutto dal popolo era il”bardo cucullus”, con maniche ed ampio cappuccio realizzato in lana grossolana. I militari invece contribuirono a diffondere la”caracalla o palla gallica”, mantello di origine gallica che veniva usato anche con i pantaloni, tipici delle popolazione celtiche e germaniche. Da ricordare inoltre il “pallium” un mantello-sopravveste formato da un taglio di lana di forma quadrata che veniva appoggiato sulla spalla sinistra e dalla quale scendeva per avvolgere il corpo.

 

 

LE STOFFE

La lana era il filato di più largo uso a Roma fin dall’età regia e repubblicana e lo rimase costantemente durante tutta l’età imperiale. Il lino, prodotto tessuto in massima parte in Egitto, era ritenuto un filato particolarmente pregiato e ricercato. Con il lino si tessevano stoffe dalle caratteristiche più diverse; tele pesanti da vele provenivano per esempio dalla penisola iberica,mentre alcune isole greche erano note per la produzione di veli finissimi e molto trasparenti.                                                        

La seta arrivò a Roma in età tardorepubblicana: la via della seta dalla Cina passava attraverso il Pakistan e la Mongolia per raggiungere poi attraverso le città carovaniere, le coste del Mediterraneo e in particolare la Siria e l’Egitto. I tessuti di seta furono sempre carissimi, tanto che le fonti antiche li citano come segno di ricchezza straordinaria ma anche di esibizione. L’origine della seta era d’altra parte ammantata dal mistero: solo dopo la caduta dell’impero d’Occidente, sotto Giustiniano, fu scoperto il segreto e i bachi furono importati a Costantinopoli